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RT-PCR: come affrontare l’ipotesi di una prossima variante

Gen 30, 2022 | Non categorizzato

La variante Omicron continua a crescere.

L’ultimo report settimanale ECDC (il centro europeo per il controllo delle malattie infettive) è molto chiaro: dal 20 gennaio 2020 Omicron è ormai presente in tutti i paesi dell’unione europea EU/EEA ed è prevalente nella maggior parte di essi, con una incidenza media del 64,5%. 

In Italia, rappresenta ormai l’81% di tutti i casi

Omicron costituisce una sfida importante per la comunità scientifica, poiché, per la prima volta dall’inizio della pandemia, assistiamo ad una forma circolante caratterizzata da un altissimo potenziale di contagio. Si stima infatti che Omicron possa replicare 70 volte più velocemente rispetto Delta. 

Ciò trova conferma nel più alto numero di positivi mai registrato in un periodo così breve: nelle ultime 4 settimane (22 dicembre- 18 gennaio) il numero medio di nuovi positivi è stato pari a 830.000 a settimana, contro i 123.000 delle 4 settimane precedenti (24 novembre- 21 gennaio). 

Questa crescita dei contagi risulta essere chiaramente riconducibile alla circolazione della variante Omicron, dichiarata V.O.C. il 7 dicembre.   

Cosa si sa riguardo la gravità della CoViD-19 associata ad Omicron?

Omicron sembra indurre una patologia meno severa rispetto alle varianti precedenti. La gravità della malattia, però, è influenzata dall’efficacia vaccinale che nel paziente contagiato potrebbe rendere la sintomatologia meno grave. 

Un recentissimo lavoro scientifico, al momento sotto controllo peer-review, dimostrerebbe infatti come in Sud Africa, durante la quarta ondata pandemica dovuta alla variante Omicron, gli esiti gravi della COVID-19 siano stati per lo più ridotti grazie alla protezione conferita da precedente infezione e/o vaccinazione, rappresentando un rischio ridotto di circa il 25% di ospedalizzazione grave o morte rispetto a Delta, ma non rispetto alle altre varianti.

Omicron ci ha (ancora una volta) dimostrato che i vaccini sono un’arma vincente. 

Quale prospettive ci attendono?

Per poter fare delle ipotesi, bisogna partire da due premesse:

  • la variante Omicron, nelle sue forme prevalenti BA.1 e BA.2, sta circolando a livelli mai visti fino ad oggi
  • i casi BA.2 sono stati molto probabilmente sottostimati a causa dell’utilizzo della tecnica diagnostica SGT

Premesso questo, è molto probabile che il numero di persone che sono venute a contatto con SARS-CoV-2, o lo siano in questo momento, sia più alto di quanto risulta dai dati in nostro possesso. Maggiori contagi e maggiore replicazione del virus, significano anche maggiore probabilità di mutazioni e, dunque, un aumento del rischio di comparsa di una nuova variante

Adottando i principi della biologia evoluzionista, siamo in grado di affermare che la prossima variante potrà spiazzare Omicron solo se mostrerà un tasso replicativo più alto di Omicron. In logiche darwiniane, una variante di questo tipo è molto probabile che si presenti.

Quanto e se la migliore capacità di replicazione sarà collegata ad una maggiore severità della malattia, non è dato sapersi

Quali strategie adottare in futuro nella diagnostica del virus SARS-CoV-2?

Il potenziamento del monitoraggio delle varianti in un’unica seduta PCR è l’unica arma che abbiamo per prepararci all’insorgenza della prossima variante.

L’obiettivo sempre più concreto, quindi, è quello di raccogliere seriamente e con rigore il consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: monitorare l’andamento delle varianti circolanti. 

Questo approccio è necessario per cercare di prevenire le conseguenze dell’insorgenza di una nuova variante (ultima NeoCov) o, nel caso questo non fosse possibile, venirne a conoscenza il prima possibile per studiarla e, quindi, poterla affrontare in maniera veloce ed efficace. Non adottarlo costituirebbe un rischio per la salute pubblica mondiale.

La diagnostica futura dovrà quindi essere sempre più incentrata sulla distinzione delle forme circolanti, in particolare quelle che ad oggi hanno maggiore incidenza: Omicron e Delta.

L’impegno di OaCP è quello di fornire alla clinica ed alla ricerca la miglior soluzione possibile che renda il tracciamento delle varianti non più un “lusso” ad appannaggio di pochi laboratori (che hanno i mezzi e il tempo per procedere con il sequenziamento dei campioni), ma una routine alla portata di tutti i centri dotati di PCR Real Time.

Written by Simone Di Giacomo, PhD, OaCP R&D Manager